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È certo che, come si diceva sopra, il cambio dietro al microfono è l’aspetto più importante di questa release: dopo l’uscita di Johnny Thunder, dal 2006 vocalist della band, il microfono è finito nelle mani di Val Shieldon, cantante indubbiamente più dotato e più a suo agio con lo stile proposto della band. Un cambio però che non darà altri frutti a parte questo disco, visto che ad un paio di settimane dalla sua pubblicazione la band ha già annunciato l’ingresso di un nuovo vocalist, cosa di cui al momento non ci occuperemo. Il risultato con Van Shieldon è comunque un buon capitolo per gli Anguish Force: impegnati in un concept album sul mare, incorniciato da una splendida copertina e pubblicato (al momento solo in Germania) dalla Defenders Records, ‘Sea Eternally…’ prosegue sulle sonorità dei precedenti lavori della band, un heavy metal classicissimo in cui punte ora più speed, ora più thrash, cercano di rendere più accattivante una proposta comunque interessante per gli appassionati dell’heavy ottantiano.

Tredici le tracce che vanno a comporre il disco, di cui dodici relative al concept e una bonus track (già presente sul singolo apripista ‘The Bermuda’s Triangle’): si parte con “Atlantis” e fin dai primi secondi gli Anguish Force si dimostrano una corazzata votata all’heavy metal. La martellante batteria di Pemmel (altro nuovo acquisto in line-up per questa release) spiana la strada ai compagni, tanto alle sempre affilate chitarre di Luigi Guarino e Luca Mattarei (rientrato dopo otto anni di pausa), quanto all’ugola di Val Shieldon, vocalist a suo agio anche nelle sezioni più alte. Dallo speed/heavy metal di “Atlantis” si passa a “The Glorious Admiral”, traccia già più corposa e dal taglio tedesco, ma con refrain spiccatamente melodici e di facile memorizzazione. Già a partire da queste due prime tracce si nota però uno dei grandi difetti del disco in questione, ovvero l’eccessiva ripetizione delle stesse identiche sezioni all’interno dei brani, facendo venire in breve a noia tracce che avrebbero potuto avere una durata leggermente inferiore. Ma non ci scoraggiamo subito, visto che “Mermaid” ci presenta uno dei riff che più ci rimarranno impressi di questo disco, un brano che sembra coniugare power europeo di inizio anni ’90 e l’heavy del decennio precedente, catchy il giusto e con una bella base di chitarre lanciate alla carica. Anche in questo caso, 7 minuti paiono però un po’ troppi, facendo dell’eccessiva ripetizione l’unico difetto di un brano in sé interessante. Chitarre a tutto spiano nella brevissima “Malestrom”, brano dalla durata record di un solo minuto, quindi è il turno di “Army of Poseidon”, e qui è l’anima ottantiana a riemergere prepotentemente, un brano legato al più classico heavy metal che si snoda senza eccedere per tutta la sua durata. Di calibro superiore “Medusa”, un brano che rimanendo sulle medesime atmosfere “più pacate” ci mostra l’anima più classica del gruppo, splendida tanto nelle sezioni cantate quanto nella lunga parte strumentale. Giro di boa con “The Colossus of Rhodes”, dove si riprende la vecchia vena speed per un brano che tira dritto come un treno, quindi è tempo di “Megalodon”, uno dei brani più accattivanti e cattivi del lotto, forte di un refrain da live e una carica inarrestabile. Ci pensa “Elise Odyssey” a raffreddare gli animi: oltre 15 minuti di musica per degli Anguish Force che non avevamo ancora sentito. Si parte infatti con una lunghissima sezione strumentale in cui è il violino a farla da padrone e a intessere il tema principale del brano, quindi è la band a prendere il sopravvento con una cavalcata maideniana che si snoda pacata ma devastante. Ma tanti sono i cambi di direzione, con il reintrodursi del violino per sezioni meno metalliche o lunghe parti calme a cura della band, così come potenti riprese del tema principale. “The Bermuda’s Triangle”, singolo pubblicato a settembre 2014, ci riporta su un brano meno impegnativo e dal facile successo, visto il classicissimo heavy metal con refrain facilmente orecchiabile, quindi è il turno della strumentale “Tsunami”, una botta di speed metal – come il nome dovrebbe suggerirci – che spazza via tutto e tutti. “Shark Attack”, ultima traccia del concept, si rivela anch’essa legata allo speed più primordiale e, senza aggiungere poi molto al disco, si rivela un brano decente ma come tanti. È “Vacant Soul” a chiudere l’album, una bonus track di spessore che lasceremo scoprire a chi farà proprio questo disco.

In generale un buon full-length quello messo in piedi dagli Anguish Force: l’ennesimo cambio di line-up sembra in questo caso aver portato i propri frutti. ‘Sea Eternally Infested’ è dunque uno dei capitoli più riusciti della band, senza per questo rappresentare ancora il punto di arrivo: un paio di brani in meno e una concentrazione maggiore sulle singole tracce avrebbero portato probabilmente migliori risultati, ma siamo sicuri che la band riuscirà ancora a stupirci con la prossima uscita. Pubblicato dalla Defenders Records e disponibile al momento solo tramite la band qui in Italia, ‘Sea Eternally Infested’ è dunque un lavoro indirizzato per i più appassionati del genere.