Il segreto della loro longevità è sicuramente la coerenza musicale che ad ogni uscita li vede migliorare dal punto di vista tecnico e del songwriting pur rimaneno fedeli allo loro stile fatto di canzoni veloci e dalle melodie accattivanti, nella miglior tradizione speed/power metal tedesca.
E anche questo “Sea Eternally Infested”, concept dedicato al mare, riparte dalle medesime coordinate stilistiche pur presentando una maggiore complessità compositiva rispetto alle produzioni precedenti, azzardando anche brani più articolati e dalla lunga durata.
Novità anche a livello della line up, con Val Shieldon dietro al microfono in luogo di Johnny Thunder (anche se, dopo l’uscita dell’album, dobbiamo registrare l’ennesimo cambio di cantante con l’entrata di Kinnall), il ritorno di Luca “Luk Az” Mattarei dopo l’uscita dalla band nel 2005 ed infine il nuovo batterista Pemmel.
L’album si apre con il veloce power metal di “Atlantis”, doppia cassa protagonista per tutta la durata del brano ed una linea vocale tipicamente tedesca. Con la successiva “The Glorious Admiral” non registriamo nessun rallentamento, si continua a correre dannatamente veloci con un riffing più cattivo e dall’impronta quasi thrash metal, anche se un pattern ritmico più vario ed un maggiore armonia nei riffs avrebbero giovato per evitare un suono monocorde. Quest’ultimo aspetto è un pò un limite di questo lavoro dove la ripetizione eccessiva dello stesso riff, soprattutto nelle strofe, potrebbe alla lunga stancare.
Per fortuna con “Mermaid” troviamo una variazione ai canoni dello speed metal, il metronomo rallenta in favore di un riffing più cadenzato che permette di iniettare una bella dose di melodia soprattutto nel break strumentale, dove si apprezza il lavoro di armonizzazione delle due chitarre. Si torna nuovamente a correre con la breve “Maelstrom” preludio dell’ottima “Army of Poseidon”: ancora una volta ascoltiamo un power metal che pesca dalla scuola tedesca, tra tempi in doppia cassa, armonizzazioni delle terze ed un chorus di facile presa, pur con qualche riserva sull’estesione vocale di Val Shieldon nelle note più alte. Sulla stessa lunghezza d’onda, sia in termini di qualità che di songwriting, è la successiva traccia “Medusa” mentre con l’epica “The Colossus of Rhodes” torniamo ancora su territori speed metal per un brano che si fa apprezzare più per l’azzeccato ritornello che per la parte strumentale.
“Megalodon” è la traccia più incazzata dell’album: apertura in pieno thrash metal anni ’80, riffs cattivi e veloci che poi rallentano in favore di un mid tempo ancora dal pattern ritmico tipicamente thrash e sul quale si sviluppano i solos di Luigi “LGD” Guarino e Luca “Luk Az” Mattare.
Ed ecco che giungiamo a “Elise Odyssey”, la traccia più lunga ed ambiziosa dell’album con i suoi 16 minuti di durata. L’intro è riservato al basso di Rudymental (assoluto protagonista di questa traccia) che tesse un arpeggio acustico a cui si affianca una malinconica melodia di un violino. Atmosfera acustica che ben presto è interrotta da un riffing dal forte accento epico così come il cantato, per una parte tipicamente power metal che dopo l’assolo lascia nuovamente spazio allo splendido dualismo basso/violino ascoltato in apertura di brano. Un break strumentale davvero ben riuscito che in crescendo si arricchirà della voce e della chitarra solista per tornare nuovamente a picchiare duro in un finale speed metal.
Con il singolo “The Bermuda’s Triangle” ritorniamo ad una struttura più classica, un heavy metal roccioso e cadenzato in linea con la passata produzione degli Anguish Force così come lo strumentale “Tsunami”, che come il nome può far presagire, arriva terremotante con il suo speed metal.
Ancora il thrash metal, veloce e incazzato, è il protagonista di “Shark Attack” brano che dovrebbe chiudere l’album se non fosse che la copia in nostro possesso ci presenta anche la bonus track “Vacant Soul”. Una canzone dalla forte impronta melodica, quasi una power ballad, un piccolo gioiellino che chiude degnamente questo lavoro e che non avrebbe sfigurato nella tracklist principale al fine di renderla più eterogenea.
Si dice spesso che la coerenza paga e sicuramente questo va riconosciuta agli Anguish Force che a piccoli passi spingono un pò più avanti la loro musica. Certo, siamo sempre all’interno di uno stile musicale ben codificato e probabilmente diretto più ad un pubblico di defenders, puri e duri, che ad una platea più ampia di ascoltatori. Ma forse questo aspetto non importa neanche alla band che continua a tirare dritto per la propria strada. Appunto, la coerenza paga e gli Anguish Force raccoglieranno sempre il loro meritato consenso.